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Roberto Straccia è un giovane atletico. Ha 24 anni, la passione per lo sport, per il calcio e per la corsa. Originario di Moresco, è iscritto all'ultimo anno della facoltà di Lingue a Pescara. Il pomeriggio del 14 dicembre scorso esce di casa per fare jogging, come faceva tutti i giorni. Una telecamera lo riprende per l'ultima volta, in tenuta sportiva, mentre avanza nel viale nei pressi del porto della città abruzzese. Dopo quell'immagine del suo passaggio, di lui si perde ogni traccia. "Quella notte del 14 dicembre, all'incirca verso le ore 22, chiamo mio figlio come mi capitava spesso di fare, alla fine della giornata, per dargli la buona notte, per sapere come sta. Ma quella notte Roberto non mi risponde. Abbasso la cornetta. Immediatamente dopo, si ode il trillo del telefono; una voce severa al telefono mi dice: "Mi scusi. Suo figlio è uscito oggi pomeriggio e non è più tornato...". Inizia un periodo di affanni e di dubbi angosciosi. Le ricerche sembrano essere infruttuose sotto ogni profilo. A tratti subentra la sfiducia, appena rotta da una luce di speranza fioca. Il 7 gennaio, il corpo senza vita di Roberto viene ritrovato sugli scogli del litorale di Bari, in Puglia, a 300 km da Pescara. Non presenta segni apparenti di ecchimosi né di altre deformazioni che dovrebbe presentare un corpo rimasto in mare 24 giorni.